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Corso di Nutrizione per un'Alimentazione Sana, Ecologica e Consapevole

Intervista ad Eléa Asselineau sulla fertilità del suolo, i BRF e la biodiversità.

da Sandra Saporito Posted in Mangiare Bio & Veggy

elea-asselineauOrmai, grazie al corso di  Autodifesa Alimentare sappiamo tutti che star bene vuol dire anche  mangiare sano quindi  scegliere una  materia prima con qualità organolettiche di eccellenza, un sistema di produzione rispettoso dei cicli naturali, coltivazioni che assicurino la massima sicurezza per il consumatore.   🙂

Tutto questo lo possiamo trovare nelle coltivazioni biologiche e biodinamiche locali a chilometro zero.

Stiamo attenti a comprare quindi frutta e verdura biologiche, OGM free, di stagione, locale ecc… ma spesso perdiamo di vista un fattore importantissimo… proprio sotto i nostri piedi: il suolo!!!

Cosa sappiamo del suolo? Poco o niente in verità…   🙁

Si sa ben poco di Permacultura ma del metodo di cui parleremo ora… ancora meno!

Quindi, in anteprima per Autodifesa Alimentare, ho il grande piacere di intervistare Eléa Asselineau che ci illuminerà sul funzionamento del suolo e la sua importanza per la salute ed il benessere di tutti noi, con una chicca di grande valore che speriamo diventi sempre più conosciuta: il  BRF 😉

Eléa, potresti presentarti ?

Mi chiamo Eléa Asselineau, ho 39 anni, ho ricevuto una formazione agricola e ho lavorato in quell’ambiente. Ho realizzato progetti per l’installazione agricola di alberi, frutti di bosco e PPAM [ Piante Aromatiche Medicinali e per Profumo]. Mi occupo anche di formazione e organizzo delle conferenze per diffondere i BRF [NDR: Acronimo di Bois Raméal Fragmenté ovvero  Legno di Ramaglie Frammentato].

Sei Consulente in agroecologia, specializzata nei BRF. Questo comporta un lavoro vicino alla natura, perché hai fatto questa scelta?

All’inizio ho seguito una formazione per avere il livello necessario al proseguimento di una formazione qualificante per diventare animatrice, il BTS [in gestione e protezione della natura]. Sono sempre stata motivata ed ispirata alla difesa dell’ambiente. Amo comunicare e sensibilizzare la gente per far in modo che ognuno sia responsabile nei confronti dell’ambiente.

Qual è l’importanza del terreno nell’ecosistema e nell’agricoltura in generale?

È prioritario! Nell’ecosistema, il suolo è alla base di numerosi equilibri sul nostro pianeta. E’ il supporto di tutti i bisogni vitali degli esseri viventi.

In agricoltura, il terreno, o meglio il suolo, è l’habitat dove cresce la metà della popolazione vegetale.

E’ quindi importante per un agricoltore avere un buon suolo, ricco di humus e vivo, garantendo buoni raccolti con meno [pochi] problemi sanitari, concimazioni e anche una riduzione dell’irrigazione.

foto-di-brf

Potresti spiegarci cos’è il BRF e in cosa consiste?

BRF vuol dire Bois Raméal Fragmenté [legno di ramaglie frammentato]. Sono rami di alberi frondosi  “triturati” che non devono andare oltre i 6 cm di diametro [quindi non alberi sempreverdi]. I rami devono essere freschi, verdi come il materiale ottenuto.

Questi trucioli o BRF sono utilizzati per preparare il suolo alle culture e piantagioni. I BRF sono anche utilizzati nella lotta contro l’erosione e per restaurare suoli denutriti.
Le tecniche di applicazioni dei BRF variano a secondo del tipo di suolo, del tipo di piantagione, del clima, delle risorse in rami… sono usati nel concime organico, incorporati o in precompost.

Quali  sono i vantaggi dell’utilizzazione di questa tecnica?

Sebbene non sia una panacea per tutti i mail, i suoi vantaggi sono davvero numerosi e rinforzano l’applicazione di altre soluzioni rispettose dell’ambiente, della biodiversità e dei meccanismi naturali [stagni, siepi, aiuole in rilievo…] Al contrario del degrado, i BRF generano un “aggrado” dei suoli, cioè il suolo evolve e continua la sua pedogenesi [la formazione del suolo]. I BRF, tramite la loro trasformazione fatta dai funghi, permetteranno di generare una grande quantità di humus particolarmente stabile. La vita del suolo è particolarmente stimolata.

Riassumendo i BRF permettono, senza lavorare il suolo, di ristrutturarlo, di migliorare i suoi scambi e le assimilazioni chimiche, di limitare e anche sopprimere le irrigazioni e  le operazioni di diserbazione, di sradicare certi parassiti come per esempio i nematodi e certe patologie o di ridurne la presenza e virulenza. Ne conseguono ottimi raccolti per qualità [sapori, livello proteico, …] e un’ottima conservazione durante lo stoccaggio.

Ci sono degli inconvenienti?  Quali sono?

L’accessibilità ai rami è a volte difficile, il trattamento è fastidioso e le quantità per i primi anni sono consistenti. I BRF attirano anche la fauna indesiderabile [come le lumache, i cinghiali, … ] e poi bisogna sempre aspettarsi una carenza di azoto per i primi anni. Un suolo imbevuto di acqua non è neanche l’ideale. Però questi inconvenienti non sono insuperabili. Ci sono le misure di prevenzione [come la cultura dei legumi, delle piatta-forme sopraelevate,…!]

Come è nata questa tecnica, dove e sopratutto perchè?

L’utilizzazione dei rami tritati di alberi frondosi in agricoltura e restaurazione dei suoli è stata inaugurata in Québecq negli anni 70 da Edgar Guay, segretario di Stato al ministero dell’agricoltura e delle foreste. Lui costituì un gruppo di ricercatori, il GCBRF [ Gruppo di coordinamento dei legni di ramaglie frammentati] con a capo Gilles Lemieux , professore nell’Università di geomanzia di Laval in Quebecq, che inventò l’acronimo” BRF”. Dobbiamo a questo gruppo diversi studi e tentativi di sensibilizzazione.

Immaginiamo un mondo diverso, nel quale ogni agricoltore [piccolo e grande] utilizzi il BRF: secondo te, quali potrebbero essere le conseguenze a livello ecologico, economico, e politico visto che tutto è collegato?

Le conseguenze sarebbero enormi! Che siano sanitarie, economiche o sociali. I raccolti di qualità si conservano meglio. Ci sarebbe anche risparmio di acqua e prodotti chimici, e anche di lavoro perciò risparmio di energia. L’agricoltore grazie ai cespugli può avere il materiale a portata di mano e diventare autonomo. Ci sarebbero raccolti garantiti e la sicurezza di nutrire il mondo, e numerosi conflitti potrebbero essere evitati [guerre, immigrazioni, rivolte della fame,…] I BRF sono stati testati dappertutto nel mondo, in Africa, in America, in Europa… Ovunque ci sono stati risultati spettacolari, è universale!

Ogni albero è diverso e ha proprietà proprie. Ci sono alberi che hanno una resa migliore in BRF ed altri che sono sconsigliati?

Questa questione è ricorrente, tranne i sempreverdi che sono assolutamente da evitare, tutte le essenze di alberi sono buone, anche quelle ricche in tannini come la quercia oppure imputrescibile come il castano o la robinia pseudoacacia. Le essenze di legno duro sono le più interessanti. L’ideale rimane mescolare diverse essenze per un miglior risultato.

lI BRF è una tecnica alla portata di tutti? Necessita di qualcosa in particolare?

Sì, le tecniche che usano i BRF sono alla portata di chiunque. Insisto molto sull’importanza di comprendere i meccanismi che regolano i BRF. Una piccola formazione potrebbe essere necessaria, come pure leggere certi libri sarebbe d’obbligo. In seguito, si può sperimentare su piccola scala e sviluppare le proprie capacità di osservazione. E’ necessario essere attenti al proprio ambiente ed adattarsi.

Poi, a secondo del “tritura-legno”, i frammenti saranno diversi. È meglio preferire un tritura-legno al martello e coltello. L’essenziale è avere un BRF di qualità  e che la scorza sia ben frammentata in modo che i funghi possano colonizzare il legno. Un legno “filamentoso” non è buono perché sarà troppo arieggiato e si seccherà oppure farà grossi pacchi.

C’è un rischio che il BRF spinga alla deforestazione?

Purtroppo sì per colpa dell’ignoranza o dell’avidità. Realisticamente non si può fermare questa cosa ma si può sensibilizzare la gente. Nel nostro libro “De l’arbre au sol, les BRF” [ N.D.R:  “Dall’albero al suolo, i BRF” non ancora pubblicato in italiano] insistiamo molto sulla prevenzione delle foreste e la loro gestione responsabile. Spingiamo a piantare più alberi e siepi. Proponiamo anche il ritorno all’”agroforesteria” [coltivare anche alberi in mezzo ai campi].

Riassumiamo…
Perché preferire i BRF per la salute del terreno e la coltura in generale?

Perché è naturale e bio. I BRF permettono al terreno di ritrovare la loro fertilità iniziale, cioè un suolo forestale ricco di humus e pieno zeppo di biodiversità. Perché i BRF sono diversi da tutte le altre tecniche e materiali, aiutando dall’inizio la crescita dei funghi utili. Questi sono antagonisti dei funghi patogeni e offrono una miriade di sostanze che renderanno più sano il terreno. E’ pure un nuovo utilizzo dell’albero fin’ora sconosciuto in agronomia.

Qual è la tua Visione per il futuro?

Piano piano i BRF seguiranno il loro camino. Sono sempre più usati, dai “pollici verdi casalinghi ” ai professionisti e dai comuni negli spazi verdi.

I rami considerati prima come rifiuto verde diventano di grande valore agronomico, perciò permette anche un certo risparmio, sia per i grandi agricoltori che per i comuni. In Francia per esempio, bisogna pagare per portare i rami in discarica. Grazie ai BRF, c’è pure una possibilità di remunerazione!

Imprese specializzate nei BRF ultimamente sono comparse sul mercato perché sono tanti quelli che vogliono testare i BRF, ma il trituramento dei rami è spesso un freno.
Con una giusta organizzazione, sono intimamente convinta che questi piccoli pezzi di legno fertile potrebbero essere l’avvenire dell’agricoltura e ci permetteranno di avere una miglior comprensione e relazione con la natura!

Ti ringrazio Eléa e buona continuazione! 🙂


Intervista e Traduzione : Sandra Saporito, Wellness Angel
Revisione: Michela Freddi, Wellness Angel
Foto: Eléa Asselineau

Per informazioni:

Eléa Asselineau

http://brfdelarbreausol.blogspot.com/
http://www.lesjardinsdebrf.com

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1 Commento
Tag: ambiente, biodinamica, BRF, coltivazioni biologiche, compost, concime, Eléa Asselineau, humus, microorganismi, Permacultura, ramaglie, suolo, terra .
« Lo dice anche Anthony Robbins, carne di pollo e di manzo a rischio di contaminazione
1-7 Ottobre 2010: torna la Settimana Vegetariana Mondiale »

One Response

  1. Viviana Taccione says
    15 Settembre 2010 in 17:55

    Complimenti cara Sandrine per questa bella intervista che ci ha fatto conoscere un metodo di “compostaggio” assolutamente naturale che è stato dimenticato per secoli.

    In effetti la Natura la sa lunga. Si sa che sotto gli alberi la terra è più fertile e ricca di vita. Usare i rametti che di solito vengono sfrondati e buttati, per ricreare la vita nei terreni inariditi è davvero una bella idea.

    Di questo e di tanti altri sistemi che sono studiati oggi in Permacultura parleremo presto!

    Finalmente noto che l’interesse verso queste tematiche sta aumentando sempre di più.

    Abbiamo da poco imparato a fare il compost con i rifiuti vegetali della cucina, ma sono sicura che con i BRF faremo prima! 😀

    Ringrazia da parte nostra Eléa per questa esclusiva e falle tante auguri per il suo splendido lavoro!

    Un bacio anche a Michela… Brave! :mrgreen:

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